Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
Della divinazione, II, 103
|
|
originale
|
|
103 0 acutos homines! Quam paucis verbis confectum negotium putant! Ea sumunt ad concludendum, quorum iis nihil conceditur. Conclusio autem rationis ea probanda est, in qua ex rebus non dubiis id quod dubitatur efficitur.
Videsne Epicurum, quem hebetem et rudem dicere solent Stoici, quem ad modum quod in natura rerum omne esse dicimus id infinitum esse concluserit? "Quod finitum est" inquit "habet extremum." Quis hoc non dederit?- "Quod autem habet extremum, id cernitur ex alio extrinsecus." Hoc quoque est concedendum. "At, quod omne est, id non cernitur ex alio extrinsecus." Ne hoc quidem negari potest. "Nihil igitur cum habeat extremum, infinitum sit necesse est."
|
|
traduzione
|
|
103 Oh, uomini acuti! Come credono che in poche parole l'affare sia bell'e sbrigato! Per giungere alla loro conclusione, d?nno per accettate delle premesse nessuna delle quali vien data loro per buona. Si deve approvare la conclusione di un ragionamento solo se il problema controverso viene risolto partendo da premesse sicure.
Guarda un po' come Epicuro, che gli stoici sogliono considerare sciocco e rozzo, ha dimostrato che quello che nella natura chiamiamo "il tutto" ? infinito. "Ci? che ? finito" egli dice "ha un'estremit?." Chi non ? disposto ad ammettere questo? "Ci? che ha un'estremit? si pu? vedere da un punto che si trovi al di fuori." Anche questo bisogna ammetterlo. "Ma ci? che ? il tutto non pu? essere veduto da un punto che si trovi al di fuori del tutto." Nemmeno questo si pu? negare. "Non avendo, dunque, alcuna estremit?, ? necessariamente infinito."
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|